Diana Kuhne e lo sci: “amore a prima pista”

Diana Kuhne

D’estate lo sci non va in vacanza. Ma i tempi sono diversi e la tensione agonistica si allenta quel tanto da lasciare il tempo per riorganizzare le idee e i ricordi. Così il presidente dello sci club ha deciso di aprire sul sito uno spazio alle interviste con i protagonisti dello 0.40.

L’esordio di questo spazio è toccato a Diana Kuhne, che dalla prossima stagione assume l’incarico di coordinatrice dei gruppi superbaby e topolini.

Diana, la tua prima volta sugli sci ? Del mio primo giorno non ho un ricordo chiaro, se non attraverso le foto e i racconti di mio padre questo perché sono stata messa sugli sci quasi in fasce! La mia prima volta è stata proprio a Roccaraso, Campetto degli alpini e dai racconti di papà, pare mi sia piaciuto molto.

La tua prima gara importante: la finale nazionale del trofeo Nordica a Cortina che era internazionale ( un po’ il Pinocchio di oggi) dove arrivai dodicesima categoria cuccioli. Ma il ricordo più consapevole, emozionante  e vivissimo è quello dei Campionati italiani allevi e aspiranti trofeo Saette Coca Cola a Courmayeur. Ricordo che mentre salivo per la ricognizione piangevo dall’emozione e pensavo “Sono io, sono proprio io … ai Campionati ITALIANI!!!!”

La vittoria più bella: La vittoria più bella, che non è stato comunque il miglior risultato della mia carriera, è stata quella in slalom ai campionati interappenninici quando, per la prima volta, ho battuto la mia avversaria di sempre ( di due anni più grande di me, mio mito e  mia compagna di squadra), Maria Minutolo. Maria, da sempre imbattuta, aveva dichiarato che si sarebbe ritirata dallo sci appena qualcuno dello stesso comitato l’avesse battuta. Così fece. Questa cosa mi dispiacque non poco perché non ebbi mai modo di dimostrare una reale supremazia, ma sembrò semplicemente un  “passaggio di consegne” alla nuova generazione. Ho fatto tesoro di questo e, dieci anni dopo, quando è successa la stessa cosa con Deborah Abravanel sono stata veramente fiera di essere battuta da una giovane atleta che rappresentasse il futuro del Comitato. Oggi Deborah ed io, dopo aver anche lavorato insieme, siamo amiche.
Come hai vissuto il passaggio da atleta a maestra di sci:

 La mia carriera di atleta è stata un po’ forzata da mio padre, che non mi ha mollata mai e bene ha fatto perché così sono riuscita a superare la mia pigrizia adolescenziale. Oggi, se alla mia età continuo a fare questo lavoro è perché oltre ad un sano spirito competitivo ha saputo trasferirmi anche una grande passione ed un grande amore per questo sport che sono felice di aver saputo trasferire almeno al 50%  della  mia “figliolanza”.  Faccio la maestra di sci da ben 32 anni e non ho mai smesso di amare tutti i bambini che hanno imparato a sciare con me e soprattutto quelli che continuano a sciare con me, molti dei quali ora sono maestri e allenatori del nostro comitato.

Dopo il Cus, il Napoli, il Vesuvio,  da qualche anno sei con lo 0.40, cosa ti piace del nostro club ?  Dello 0.40 mi piace tutto, dal presidente all’ultimo allenatore assunto: mio figlio. Scherzo. Adoro la sintonia  che c’è tra noi tutti allenatori e la passione che ci fa sentire un po’ maestri, un po’ precettori dei nostri ragazzi. Ed anche l’amicizia che c’è tra noi e i genitori che non sono i nostri “clienti”, ma i nostri compagni di avventura perché, grazie al cielo, riescono a comprendere che l’obiettivo di questa impegnativa e onerosa avventura non è solo quello di imparare a sciare, ma quello di diventare sportivi.

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