Elio Mutarelli,”sci e neve, che passione!”

A sinistra Elio Mutarelli con il presidente Stefano Buccafusca

Alla sua sesta stagione da allenatore nello 0.40, la terza da DT, parla sul nostro sito Elio Mutarelli, responsabile delle attività sportive dello sci club (4° nella classifica per società del comitato campano).

Un modo per conoscere più da vicino l’atleta, lo sportivo, il manager che cura e coordina le attività dei ragazzi, dai più piccoli (fra cui c’è anche la sua Clara) ai più grandi.

Dopo essere tornato dal Sestriere per un corso di aggiornamento, è già pronto, sci-ai-piedi, per aprire la stagione nel triangolo Rocca-Rivi-Pesco.

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INTERVISTA AL DT ELIO MUTARELLI

Quali obiettivi hai per i ragazzi dello sci club ?
Il mio primo obiettivo è sempre stato quello di trasmettere la passione che ha accompagnato la mia vita di sciatore. Il secondo obiettivo è quello di trasmettere determinati valori: sacrificio per il raggiungimento del fine prefissato, rispetto delle regole e degli avversari, comportamenti consoni allo spirito dello sport.

Quando è iniziato il tuo amore per lo sci ?
E’ stato amore a prima vista, penso di essermi innamorato di questo sport nell’istante in qui ho provato la sensazione del vento freddo in faccia. La passione poi ha origini materne: mia madre, appassionata di sci, ha cominciato a portare me e mio fratello dapprima a Lago Laceno e poi in giro per le gare dopo che alcuni maestri avevano notato la nostra predisposizione allo sci.

Ripercorriamo la tua carriera da atleta e poi da allenatore.
Ho cominciato a gareggiare dal primo anno ragazzi, fino a quel momento lo sci era stato solo divertimento con gli amici anche se fatto con una discreta continuità. Quasi per divertimento e senza aver mai fatto allenamenti specifici i risultati sono subito arrivati. Dal 2° anno ragazzi in poi ho sempre preso parte ai campionati italiani, ragazzi e allievi prima e aspiranti-giovani poi. Al primo anno aspiranti ho fatto parte della squadra del comitato (allora esisteva) e poi al tentativo riuscito solo in parte della squadra intercomitato (comitati centro sud), questo è stato il periodo delle prime esperienze in gare F.I.S., esperienza complicata per la particolare competitività di queste manifestazioni. Qui si interrompe la mia esperienza giovanile, causa Università, ma dopo un anno di pausa, (non riuscivo a stare lontano dal mio sport preferito) sono tornato per non smettere più. E’ questo il periodo della partecipazione al circuito cittadini. Devo ringraziare Daniele Giallonardi che avendomi visto in gara, ha fatto di tutto per non farmi smettere più di sciare, coinvolgendomi anche nell’organizzazione di gare importanti, Fis, Cittadini e Campionati Italiani Cittadini. Nel 1994 sono diventato Maestro di sci e successivamente Allenatore di secondo livello. Dopo 2 anni di scuola sci a Lago Laceno, sono stato chiamato a Roccaraso come allenatore dell’allora Interclub. Ho allenato poi i giovani dello Sci club Roccaraso per 3 anni, alla fine dei quali, causa Master Universitario a Milano, mi sono preso un secondo anno sabatico.

Sono poi tornato per allenare lo Sci club Vesuvio nel periodo del suo massimo splendore, fino ad approdare finalmente allo “0,40” chiamato dal mio predecessore Lino Ferrara e dal “President”.

Dal 2010 poi la promozione a Direttore Tecnico dello sci club.

Qualche rimpianto da atleta ?
Effettivamente ho un rimpianto, ma non legato ad una gara specifica: da atleta non ho mai raggiunto il mio limite, avendo dovuto smettere troppo presto di allenarmi per motivi legati allo studio. Sono stato un buon atleta, ma le soddisfazioni che ho avuto allenando mi hanno entusiasmato! Altra cosa che ritengo importante della mia vita professionale è che ho avuto la fortuna di allenare tutte le categorie dai topolini ai master essendo passato anche per le ore di campetto scuola a Lago Laceno e queste esperienze mi hanno dato una formazione a 360°, formazione che oggi mi consente di poter modulare le mie tecniche di allenamento a seconda delle persone che ho davanti: il bravo allenatore, a parer mio, è quello che rovina meno atleti, è quindi importante imparare a capire bene che ogni bambino/atleta è diverso dagli altri. E’ l’allenatore che deve trovare i canali di comunicazione giusti con i ragazzi e non viceversa.

Da atleta qual è il ricordo di una gara che ti è rimasto più impresso nella memoria.
Ho 1000 ricordi delle mie gare ma, paradossalmente, il ricordo che mi è rimasto più impresso è alla mia prima gara slalom a Capitello Matese. Mai fatto un palo da slalom in vita mia. L’accompagnatore dell’epoca che non ricordo più chi fosse, mi disse di prendere una figura (una tripla) entrando dal lato destro (all’epoca le figure dovevano essere prese da un lato o dall’altro a seconda dell’uscita), io già all’epoca ligio ai dettami di chi mi allenava entrai da destra, ma tirai dritto senza sapere che nella figura bisognava girare, saltai quindi tutte le porte delle figure e ovviamente fui squalificato, da allora non ho mai più sbagliato.

Il tuo campione/campionessa preferito/a di sci alpino.
Anche qui ci sarebbe da citarne tanti, ma 2 nomi spiccano su tutti: Ingemar Stenmark “Il talento puro”. Marc Girardelli “Il sacrificio per un obiettivo”.

Cosa rappresenta per te lo 0.40 ?
Lo 0,40 per me rappresenta oggi un gruppo nel quale ho trovato amici con i quali mi piace passare il tempo anche al di fuori dell’attività sciistica in senso stretto. Spero che questo spirito associativo che prevede riunioni, incontri, feste e quant’altro che hanno come base lo sci (la cosa che ci ha unito è la passione per questo sport) ma che spesso prescindono da quest’ultimo continui e si rafforzi nel tempo, perché è il presupposto fondamentale per far durare a lungo un’organizzazione sportiva.

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